La
pieve fu costruita verso la fine del 1400 sul
luogo di una più antica cappella.
Venne demolita nel 1692 e rifabbricata l'anno seguente per
volontà di Pietro Galilea nella forma attuale.
All'interno, sopra la porta maggiore, era murata una lapide con lo
stemma gentilizio della famiglia Galilea che recava l'iscrizione:
"Petri Galilea impensis et aedes et ara in Deiparae honorem funditus
aerectae Anno Domini MDCIIIC".
Venne trasformata in lazzaretto nel 1630 per la peste di manzoniana
memoria, ma il 31 maggio 1632, festa di Pentecoste, don Giovanni
Respighi istituì una processione dalla parrocchia al
Santuario,
allora detto del Frassine.
Nel 1901 venne di nuovo adibita a lazzaretto per l'esplodere di
un'epidemia di vaiolo. Terminato il contagio, dopo essere stata
disinfettata e
imbiancata (i banchi furono bruciati), venne riaperta al culto per il
rinnovo della sagra annuale.
La
chiesa è stata sin da tempi remoti luogo di fervida
devozione mariana.
Processioni con grande concorso di popolo, con preghiere e penitenze,
furono compiute nei periodi di
siccità e di carestia.
Il 29 luglio 1946 la statua della Vergine fu trasportata dal Santuario
alla Parrocchiale per ringraziare della benigna protezione negli anni
cruenti della seconda guerra mondiale.
L'edificio fu ristrutturato nel 1870, nel 1893, nel 1955 e nel 1976.
Scrive Don Penoni (parroco 1891-1911):
"Villimpenta doveva fin dall'inizio del sec. XV
possedere tanto tesoro, avvocata potente, dolce consolatrice, sicuro
rifugio nelle aspre prove
e specie nelli (...) lutti della vita".
E
più sotto
"I figli di questa terra provate
le 100 febbri della
vita e gli innumerevoli disinganni, a suoi piedi ritornarono sempre a
rinfrancare la propria fede, tanto che il culto pietoso e consolante
dopo vari secoli apparisce tutt'ora fresco
e d'una vita rigogliosa e
vegeta".
(Penoni 1891-1911, APV, pag. 82)
Preghiera O Maria, limpidissima fonte di
purezza e di bellezza, Tu
che, in mezzo ai più cocenti calori estivi, facesti
cadere sul colle Esquilino prodigiosa neve, nei
più forti calori delle nostre passioni, fa
piovere sul nostro capo abbondante rugiada celeste, per
cui, ravvivati nello spirito, possiamo
liberamente camminare
per le vie della santa e divina legge.
O Maria, giglio ammirabile di castità,
che nella notte del 5 agosto
ti compiacesti di apparire in sogno al papa Liberio
e ai due vecchi e nobili romani Giovanni e sua moglie,
indicando loro di edificarti un Tempio nel luogo della neve caduta,
umilmente ti preghiamo di esserci sempre vicina
per indicarci il retto cammino nell’oscura notte di questo
mondo,
affinché vivendo sempre in grazia,
siamo noi pure templi viventi del nostro Dio.
O Maria, Madre amabilissima,
tu che per mezzo della neve caduta
desti a Giovanni, patrizio romano, e a sua moglie
chiari segni di gradire e accettare la loro eredità,
dal trono dove siedi gloriosa alla destra del Figlio,
volgi pietosa lo sguardo su di noi, figli tuoi,
ed accetta le nostre suppliche che con cuore umile e contrito,
da questa valle di lacrime, ti innalziamo.
O
Maria, Madre purissima che,
nel Tempio a te consacrato sotto il titolo di Madonna della Neve,
hai operato e operi tuttora tanti miracoli a vantaggio del popolo
cristiano,
noi pure, qui raccolti ai tuoi piedi,
col medesimo bel titolo ti onoriamo,
fiduciosi di ottenere da te il miracolo di tutti i miracoli:
la conservazione della fede nei nostri cuori
e l’accrescimento delle vere virtù cristiane.
Madonna della Neve prega per noi.